Ripercorre il suo cammino di sperimentazione dall’inizio, in questa intervista, Dianora Bardi. Lo fa sgombrando prima di tutto il campo da un possibile equivoco: “al centro di questa esperienza non ci sono le tecnologie, ma la didattica“. E il valore aggiunto si percepisce, certo, in termini di iscrizioni e risultati degli studenti, ma anche e soprattutto in termini di collaborazione tra i docenti, che attraverso la condivisione rafforzano il loro ruolo di guide verso l’acquisizione di competenze.
I tablet in classe scongiurano il rischio di una generazione di non-scrittori e non-lettori proprio perché sono stimolo ad una didattica che spinge a leggere e scrivere con crescente autonomia di lavoro e di giudizio: “il digitale non deve sostituire, ma integrare l’esistente dove è più utile e consente di ottenere risultati migliori”.
Per chi vuole saperne di più, è possibile leggere l’intervista integrale.