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Carta del Docente

La trasformazione dell’aula da spazio fisico chiuso ad ambiente di apprendimento aperto è stimolata e favorita, ancora una volta, dall’apporto di risorse tecnologiche, come i tablet o i netbook, generatori di una quantità praticamente illimitata di nuovi ambienti virtuali che “potenziano” lo spazio fisico, aprendolo a dimensioni pressoché infinite. Sono proprio i dispositivi mobili che aprono le pareti della classe a spazi immateriali e virtuali, offrono accesso a un mondo in cui gli studenti si muovono apparentemente con grande abilità senza conoscere, però, le leggi che lo regolano, le positività e le criticità che possono scaturire da un uso spontaneo e non controllato. Il docente, nel momento in cui si trova in una classe costituita da ragazzi che possiedono questa “finestra su un altro mondo”, il “terzo spazio”, non può ignorare che il proprio ruolo è inevitabilmente modificato: non può più avere il ruolo di coach che allena lo studente a nuove forme di didattica, ma deve divenire mentore che accompagna, che dà punti di riferimento, che istruisce sulle metodologie con cui muoversi nell’immaterialità, insegnando ciò che si può e ciò che non si può fare, le leggi che in questo mondo vigono (copyright, diritto d’autore, legalità ecc.), con l’obiettivo di rendere gli studenti sempre più autonomi e responsabili e di offrire loro gli strumenti adatti a un uso consapevole delle risorse per raggiungere i traguardi di competenza.

Ciò che ci è apparso subito evidente è il mutamento che si attua nel rapporto con i colleghi, non solo nel momento della progettazione, ma anche nella collaborazione e condivisione continua dei percorsi studiati insieme agli altri docenti – e agli studenti – per giungere all’acquisizione di metodi di ricerca, di sperimentazione, di innovazione e di apprendimento. Un invito, dunque, ad aprirsi a un lavoro collegiale, l’unico capace di supportare lo sforzo richiesto al docente per rimodellare il suo modo di fare lezione, nonché una sollecitazione a porsi in un’ottica completamente diversa, comprendendo di non essere più la sola fonte legittimata del sapere e concedendo dunque ai ragazzi maggiore autonomia nel costruirsi un ambiente di apprendimento su misura. Questo nuovo atteggiamento richiede al docente molta autostima, una notevole capacità di riorganizzare il tempo-lezione e soprattutto una grande disponibilità a mettersi in gioco, diventando per i ragazzi un modello positivo.

La figura del docente-ricercatore risponde pienamente a quest’ultima esigenza: se vogliamo che i nostri ragazzi imparino a ricercare, a compiere scelte meditate, a rielaborare informazioni, a rispettare il punto di vista degli altri, a dialogare, riflettere, progettare, interagire in modo positivo e autonomo, non possiamo rimanere seduti dietro una cattedra in attesa che finiscano il proprio lavoro, ma dobbiamo essere con loro, in mezzo a loro; dobbiamo diventare “uno di loro”, cercando di guardare anche il già conosciuto come una scoperta sempre nuova, con gli occhi di chi sta creando qualcosa di straordinario, con i loro occhi di adolescenti. Da questo entusiasmo i ragazzi apprenderanno e, nell’imitazione del modello, impareranno ad aprirsi alla ricerca e alla scoperta. Se la comunità si trasformerà in questa ottica di “nuova bottega medievale”, verrà immediatamente attenuata, se non eliminata, la fonte di stress, si creerà un clima sereno, di autentica collaborazione. È fondamentale che il docente ascolti, cerchi soluzioni insieme agli alunni, condivida esperienze, riflessioni, scelte, mostri sempre interesse, non giudicando né valutando gli errori commessi, ma piuttosto utilizzandoli come punti da cui partire per risolvere nuove sfide con entusiasmo e atteggiamento positivo; ma soprattutto deve mostrarsi sempre profondamente coerente e umile, anche nel riconoscere i propri limiti, specialmente quando i ragazzi si dimostreranno tanto più esperti in conoscenze tecniche che possono sembrare ostiche ed estranee. Non si perderà in carisma, al contrario: quando il docente indicherà la strada per acquisire conoscenze ritenute irrinunciabili, sarà proprio l’atteggiamento partecipato e “alla pari” a indurre gli studenti ad accogliere il suggerimento con consapevolezza e naturalezza.

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